La canzone “Don Gallo” è stata pubblicata nel 2019 dal musicista cantautore italiano Cisco.
Stefano “Cisco” Bellotti, voce storica dei Modena City Ramblers, deve il suo soprannome a una maglietta di “San Francisco” talmente logorata da lasciare leggibile solo la parte finale.
Stefano “Cisco” Bellotti, voce storica dei Modena City Ramblers, deve il suo soprannome a una maglietta di “San Francisco” talmente logorata da lasciare leggibile solo la parte finale.
Fin da bambino fu attratto dalla musica: da una parte i cantautori italiani Guccini, De André, Dalla, Vecchioni, Jannacci dall’altra il rock ascoltato in famiglia, dai Beatles ai Pink Floyd.
La scoperta dei Pogues rappresentò la svolta: quel folk irlandese energico e punk lo spinse ad approfondire tradizioni musicali irlandesi, balcaniche, latine e ad avvicinarsi a Bob Dylan.
Nel suo immaginario hanno avuto un ruolo importante anche le storie di famiglia legate alla Resistenza e le radici contadine.
La scoperta dei Pogues rappresentò la svolta: quel folk irlandese energico e punk lo spinse ad approfondire tradizioni musicali irlandesi, balcaniche, latine e ad avvicinarsi a Bob Dylan.
Nel suo immaginario hanno avuto un ruolo importante anche le storie di famiglia legate alla Resistenza e le radici contadine.
L’ingresso nei Modena City Ramblers avvenne quasi per caso nel 1992, quando salì sul palco del Kalinka di Carpi, alticcio, per cantare alcuni brani irlandesi e da quel momento divenne la voce del gruppo.
Nel 2005 lasciò i Modena City Ramblers per motivi personali e intraprese la carriera solista. Pubblicò: La lunga notte (2006), Il mulo (2008), Fuori i secondi (2012), Matrimoni e funerali (2015), I dinosauri (2016, con Cottica e Rubbiani), Indiani & Cowboy (2019).
Proprio in questo ultimo album compare il brano dedicato a Don Andrea Gallo, scritto sei anni dopo la sua scomparsa: un tributo affettuoso a una figura che, nella realtà civile e spirituale italiana, ha saputo incarnare coraggio, solidarietà e una resistenza instancabile contro ogni forma di ingiustizia.
Nel pezzo, Cisco celebra Don Gallo come il “prete di strada” per eccellenza: un uomo che dedicò la vita agli emarginati, ai poveri, a chi non aveva voce.
La sua opera pastorale, spesso in contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, si intrecciò con battaglie civili a favore della pace, della legalizzazione delle droghe leggere e dei diritti LGBTQ+.
Nel 2006 Don Gallo ha partecipato al brano La lunga notte, contenuto nell’omonimo album di Cisco dove pronuncia alcuni passi di un discorso del subcomandante Marcos, a testimonianza di una sintonia profonda e di un impegno sociale condiviso.
Nato nel 1928, Don Andrea Gallo attraversò quasi un secolo di storia italiana mantenendo sempre una posizione scomoda, perché radicalmente schierata dalla parte degli ultimi.
Da giovane partecipò alla Resistenza e, dopo l’ingresso nei salesiani, trascorse periodi di formazione tra Italia e Brasile.
Ordinato sacerdote nel 1959, si dedicò ai ragazzi difficili e ai minori detenuti, privilegiando metodi educativi fondati su fiducia e responsabilità.
Le sue posizioni aperte e il sostegno costante agli emarginati provocarono numerosi attriti con la Chiesa ufficiale.
Nel 1970, dopo un’omelia in cui denunciava l’ipocrisia diffusa sul tema delle droghe, fu allontanato dalla parrocchia e fondò la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Da allora, e per oltre quarant’anni, quel luogo divenne un rifugio per poveri, tossicodipendenti, migranti e persone senza casa.
Parallelamente, Gallo prese parte a manifestazioni, iniziative culturali, collaborazioni con artisti e scrittori, diventando un punto di riferimento per migliaia di giovani e attivisti.
Non nascose mai la sua simpatia per alcune idee sociali del comunismo e di Marx, che considerava compatibili con il messaggio evangelico.
Morì nel 2013, lasciando un’eredità fatta di accoglienza, libertà e impegno civile.
Celebre resta una sua frase:
«I miei vangeli non sono quattro… Noi seguiamo da anni e anni il vangelo secondo Fabrizio De André, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo: dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori.»
Il rapporto tra Don Gallo e Fabrizio De André fu un’amicizia profonda, alimentata dal comune desiderio di giustizia, da una sensibilità e da una visione della vita come incontro, senza pregiudizi.
Basti ricordare la celebre battuta di Faber:
«Caro Andrea, ti sono amico perché sei l’unico prete che non mi vuole mandare in paradiso per forza.»
Quando si parla di Don Gallo e Genova, è inevitabile non ricordare il G8 del 2001.
Don Gallo prese parte alle proteste e, in diretta televisiva, definì l’attacco al corteo pacifico del 20 luglio una vera e propria “imboscata”, preparata per provocare disordini e legittimare la successiva repressione.
Da sostenitore convinto del movimento no-global, non esitò a rivolgere parole dure ai leader del summit:
«Signori del G8, non vi sembra una cinica pretesa quella di venirci a dire ancora una volta che l’unico mondo possibile è il vostro?»
Con “Don Gallo”, Cisco firma un omaggio sincero e potente a un uomo che ha lasciato un segno profondo nella coscienza collettiva ed è un invito a continuare un percorso fatto di accoglienza, diritti, coraggio e libertà.

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