La strage di Reggio Emilia, conosciuta anche come i "fatti di Reggio Emilia", avvenne il 7 luglio 1960 nel corso di una manifestazione sindacale repressa con estrema violenza dalle forze dell’ordine. Cinque operai, tutti iscritti al PCI, vennero uccisi: Lauro Farioli (1938), 22 anni, orfano di padre, sposato e padre di un bambino; Ovidio Franchi (1941), 19 anni, il più giovane tra i caduti; Marino Serri (1919), 41 anni, ex partigiano della 76ª SAP, sposato, con due figli; Afro Tondelli (1924), 36 anni, anch’egli ex partigiano della 76ª SAP, quinto di otto fratelli; Emilio Reverberi (1921), 39 anni, ex partigiano nella 144ª Brigata Garibaldi, commissario politico del distaccamento "Amendola", sposato, con due figli. La strage fu l’apice di un periodo di forte tensione politica e sociale che attraversava l’Italia. A innescare le proteste fu la formazione del governo monocolore di Fernando Tambroni, sostenuto esternamente dal Movimento Sociale Italiano, e la contestata decisione di tenere a Genova città decorata con la medaglia d’oro della Resistenza il congresso del partito missino.Il clima di scontro che si diffuse nel Paese culminò a Reggio Emilia. Quel pomeriggio, alle 16:45, un reparto di 350 poliziotti e carabinieri caricò i manifestanti con lacrimogeni, idranti e camionette. La repressione si concluse con colpi di arma da fuoco sparati ad altezza d’uomo. Oltre ai cinque operai uccisi, si contarono numerosi feriti.
https://it.wikipedia.org/wiki/Strage_di_Reggio_Emilia
I morti di Reggio Emilia raccontati da Mimmo Franzinelli
Nessun commento:
Posta un commento