venerdì, ottobre 24, 2025

Il ragazzo della via Gluck - Adriano Celentano


Il ragazzo della via Gluck: storia, significato e curiosità della canzone di Adriano Celentano

La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
“Il ragazzo della via Gluck” è una delle canzoni più amate della musica italiana, scritta e interpretata da Adriano Celentano nel 1966.
La musica è dello stesso Celentano, mentre il testo porta la firma di Luciano Beretta e Miki Del Prete.
Il brano venne presentato al Festival di Sanremo 1966, ma fu eliminato alla prima serata. Nonostante l’esclusione, la canzone divenne con il tempo uno dei simboli più duraturi del repertorio di Celentano.
Il brano segna una svolta artistica importante per Celentano, che desiderava allontanarsi dall’immagine del “molleggiato ribelle” per affrontare temi più maturi.
Con “Il ragazzo della via Gluck”, l’artista abbandona il rock’n’roll per una ballata folk dal tono riflessivo, arrangiata da Detto Mariano.
Curiosamente, Celentano avrebbe dovuto partecipare a Sanremo con Nessuno mi può giudicare, poi affidata a Caterina Caselli, che con quella canzone si classificò al secondo posto e trovò il successo.
La canzone è profondamente autobiografica e anticipa una sensibilità ecologista ancora rara negli anni Sessanta.

Là dove c'era l'erba ora c'è una città e quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà

Celentano rievoca la sua infanzia in via Gluck a Milano, dove la libertà e la natura convivono con i ricordi di un mondo semplice e autentico.
Il celebre verso:“Là dove c’era l’erba ora c’è una città” è diventato un manifesto ambientalista, simbolo della perdita dell’infanzia e della distruzione del paesaggio urbano.
Il protagonista torna nei luoghi dell’infanzia e scopre una realtà diversa, fatta di cemento, smog e solitudine.
È una denuncia poetica dell’urbanizzazione selvaggia e della perdita dei valori umani.
Negli anni, il brano è stato reinterpretato da numerosi artisti.
Tra le versioni più note: Massimo Ranieri, che ne ha offerto una lettura fedele e intensa e Françoise Hardy, che nel 1966 ne realizzò la versione francese La maison où j’ai grandi, con testo di Eddy Marnay, ottenendo grande successo in Francia.
Il messaggio universale del brano l’amore per la terra, la memoria e la semplicità ne ha fatto una canzone senza tempo, tradotta in più lingue e riconosciuta a livello internazionale.
Qualche mese dopo l’uscita del brano, l’amico Giorgio Gaber compose La risposta al ragazzo della via Gluck, una canzone che rovescia ironicamente il punto di vista di Celentano: qui, infatti, il protagonista non riesce a trovare una casa dove vivere con la propria sposa, perché il “piano verde”della città prevede di abbattere gli edifici per creare dei prati. Un ribaltamento che dimostra quanto il brano di Celentano avesse stimolato riflessioni sul tema del rapporto tra uomo e ambiente.
Perfino Pier Paolo Pasolini si interessò al brano e pensò a un film con Celentano protagonista, dedicato al tema della trasformazione della città e della cultura popolare. Il progetto, tuttavia, non venne mai realizzato.
Non so, non so perché continuano a costruire, le case e non lasciano l'erba non lasciano l'erba
Oggi, Il ragazzo della via Gluck resta una canzone simbolo dell’Italia del dopoguerra, un ponte tra nostalgia, critica sociale e coscienza ecologista.
È una canzone che, a distanza di sessant’anni, continua a parlare alle nuove generazioni, ricordando che il progresso non deve cancellare la natura.


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