lunedì, marzo 19, 2007

Figli dell’officina - Modena City Ramblers (Canto Anarchico)


La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
Il canto "Figli dell'Officina", legato all'epopea degli Arditi del Popolo, è stato composto nel 1921 dagli anarchici Giuseppe Raffaelli e  Giuseppe Del Freo, su una melodia probabilmente proveniente dall'ambiente militare dell'artiglieria. 
Già l'ora si avvicina di una più giusta guerra la guerra proletaria guerra senza frontiere innalzeremo al vento le libere bandiere dai monti e dalle valli giù noi scendiamo in fretta con queste mani dai calli faremo vendetta
Il brano nacque mentre si preparavano a contrastare le squadracce fasciste. 
Diffusissimo nel movimento dei lavoratori, il brano ha conosciuto numerose varianti, diventando un simbolo delle lotte proletarie e antifasciste.
Durante la Resistenza, il canto fu ripreso dai partigiani "rossi" del Nord Italia.
Successivamente è diventato un inno di lotta nelle piazze italiane.
Il duce, il papa il re non più vogliam signori ed ognuno farà da se del popolo gli arditi noi siamo i fior più puri fiori non appassiti nel fango dei tuguri.
La frase "Tiranni ed oppressori, il duce, il papa, il re, non più vogliam signori ed ognuno farà da sé" incarna la filosofia anarchica, che rifiuta ogni forma di autorità. Il testo esprime il desiderio di cambiamento, di liberarsi dallo sfruttamento, e la ricerca di un mondo migliore basato su pace, lavoro e fratellanza, senza oppressori, in cui ogni individuo possa essere libero.



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