giovedì, dicembre 12, 2024

Gerardo Nuvola 'e Polvere - Enzo Avitabile e Francesco Guccini


La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
Gerardo Nuvola 'e Polvere è un brano musicale scritto da Enzo Avitabile e Francesco Guccini, vincitore del Premio Amnesty Italia 2013. La canzone racconta la storia di Gerardo, un operaio edile meridionale costretto a lasciare la sua terra natia, la sua famiglia e la sua casa per lavorare a Modena, in un ambiente estraneo e lontano dalle sue radici. La vicenda di Gerardo riflette la realtà drammatica delle "morti bianche", gli incidenti sul lavoro, e rappresenta uno specchio della catastrofe politica ed economica contemporanea, simbolo della caduta dei sogni del Sessantotto. 
"Gerardo faceva 'o favvrecatore, viveva a Modena ma era terrone. A sera quann ferneva 'e faticà trasmetteva a Radio Popolare. Anarchia sarà n'utopia e basta, Proudhon, Bakunin e Malatesta, 'o subcomandante, 'o capitale Marx, 'o lavoro, 'a giustizia sociale. Ce stavano na vota 'e comunisti 'e sindacati ca facevano 'o riesto mo è n'alleanza a tradimento na' politica ca' nun port'a niente"

Gerardo, un giovane di Maddaloni, è una vittima dell’indifferenza e dell’inerzia di uno Stato incapace di garantire sicurezza e giustizia ai suoi cittadini. Nel brano emerge una dimensione bidialettale: Avitabile interpreta Gerardo con il suo dialetto napoletano, mentre Guccini, cantando in dialetto modenese, dà voce a un fruttivendolo, conoscente del protagonista.

"A 'n n'è mia facil lasèr la cà per catèr che só da lavurer lasér paes, i fióo, la muliéra, lsér dialatt, lasér la vida e vignir fin chè fra d'la ginta estranea senza capir al lor ciacarer Catèr lavor o catèr la mort? Totta la storia l'è bele finida "

Quest’ultimo testimonia la bontà e la dedizione di Gerardo, un lavoratore instancabile, e racconta con empatia le difficoltà e il destino crudele che il giovane affronta lontano dalla sua terra. La canzone descrive in modo vivido l’esperienza di migrazione: la partenza dalla terra d'origine, l’adattamento in un luogo sconosciuto e la tragica fine sul lavoro. È un omaggio a tutti coloro che, come Gerardo, sono costretti a emigrare per cercare un futuro migliore, trovandosi spesso di fronte a soprusi, ingiustizie e discriminazioni.

"Ero venuto p'faticà non ero venuto p'murì, quattro figli, na mugliera 'a carico na cascia 'e zinco p'me ne ji. Ero venuto p'accumincià, nun ero venuto p''e fernì a Maddaloni in vitam aeternam requiescat in pace amen"

 Le frasi "Vitam aeternam" e "Requiescat" fanno parte di espressioni latine comuni legate a preghiere e commemorazioni funebri. "Vitam aeternam" significa "vita eterna", spesso associata alla speranza della vita dopo la morte nella tradizione cristiana, come espressione di fede nell'immortalità dell'anima."Requiescat" è una forma del verbo requiescere, che significa "possa riposare". È spesso completata nella frase "Requiescat in pace", che si traduce come "Possa riposare in pace" (RIP in latino). 

Nel caso di Gerardo, il viaggio culmina tragicamente con la morte sul lavoro, una fine purtroppo tutt'altro che rara. Con questa canzone, Avitabile e Guccini riescono a intrecciare musica e denuncia sociale, raccontando la storia di un “nessuno” che diventa simbolo della condizione di molti lavoratori emigranti.











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