Storia, significato e nuova vita del canto anarchico di Pietro Gori
“Addio Lugano bella” è una delle più celebri canzoni anarchiche italiane, composta da Pietro Gori nel gennaio 1895 durante la sua detenzione in Svizzera.
È un brano che unisce poesia, impegno politico e dolore personale, diventando nei decenni un simbolo universale di libertà e resistenza.
Addio, Lugano bella, o dolce terra pia,scacciati senza colpa gli anarchici van via; e partono cantando con la speranza in cor, e partono cantando con la speranza in cor.
Pietro Gori, avvocato, poeta e militante anarchico, si era rifugiato a Lugano per sfuggire all'arresto in Italia, dove era stato ingiustamente accusato di complicità nell'assassinio del presidente francese Sadi Carnot, compiuto dal suo amico e assistito Sante Caserio.
Dopo l’approvazione delle leggi antianarchiche del governo Crispi (luglio 1894), Gori decise di lasciare il Paese per evitare la condanna a cinque anni di carcere e trovò riparo in Svizzera.
Tuttavia, nel gennaio 1895, fu arrestato insieme ad altri diciassette esuli politici italiani e, dopo due settimane di prigionia, espulso dal territorio elvetico.
Fu in quei giorni di esilio e prigionia che nacque “Addio Lugano bella”, ispirata a una melodia popolare toscana, Addio a Sanremo bella.
La canzone è al tempo stesso un canto d’addio e di protesta, in cui Gori esprime il dolore dell’esilio, la denuncia delle ingiustizie e la speranza nella giustizia sociale.
Addio Lugano bella non è solo una canzone di nostalgia: è un inno alla libertà, un canto di solidarietà tra oppressi e un invito alla resistenza contro la violenza del potere.
Nella malinconia dell’esilio si intravede una fierezza rivoluzionaria, una fede profonda nella libertà come diritto universale.
La canzone divenne rapidamente popolare all'inizio del Novecento grazie alla pubblicazione, nel 1899, de Il Canzoniere dei Ribelli curato da Carlo Frigerio.
Da allora, è diventata uno dei canti anarchici più cantati e reinterpretati.
Figura centrale del movimento anarchico, Pietro Gori fu autore di versi e scritti che univano ideali politici e sensibilità poetica.
Le sue canzoni tra cui Stornelli d’esilio e Addio a Lugano bella rappresentano ancora oggi un punto di riferimento della musica popolare libertaria italiana, capace di parlare di giustizia e umanità con un linguaggio universale.
Ed è per voi sfruttati, per voi lavoratori,che siamo ammanettati al par dei malfattori;eppur la nostra idea non è che idea d’amor.
Tra le reinterpretazioni più significative spicca quella del gruppo romano Montelupo, nato nel 2012 da un’idea di Daniele Coccia Paifelman, Eric Caldironi e Alessandro Marinelli, membri de Il Muro del Canto, ai quali si è unito Nicolò Pagani al contrabbasso.
Con l’album Il Canzoniere Anarchico (2014), autoprodotto e distribuito da Goodfellas, Montelupo rilegge Addio Lugano bella in chiave folk-rock contemporanea, fondendo strumenti acustici e arrangiamenti moderni.
La voce profonda e intensa di Coccia restituisce al testo di Gori la sua forza poetica e politica, mantenendo viva la tradizione popolare anarchica.
Nel corso del tempo, Addio Lugano bella ha attraversato generi, epoche e stili diversi.
È stata interpretata da numerosi artisti italiani e internazionali, tra cui: Giorgio Gaber, Enzo Jannacci,Otello Profazio, Silverio Pisu e Lino Toffolo, che nel 1964 ne offrirono una versione corale nella trasmissione Questo e quello. Giovanna Marini, che la inserì nel suo album Le canzoni di Bella Ciao (1964) e la ripropose con Francesco De Gregori nel tour Il fischio del vapore (2002). Milva, nella raccolta Canti della libertà (1965), in un’interpretazione intensa e rispettosa della tradizione. Antonella Ruggiero, che l’ha inclusa nel live Quando facevo la cantante (2018), registrato a Bellinzona. Ognuna di queste versioni ha contribuito a mantenere viva la memoria storica e politica della canzone, rendendola parte integrante del patrimonio musicale italiano.
Oltre un secolo dopo la sua composizione, Addio Lugano bella conserva intatta la sua potenza simbolica. È una canzone che parla di esilio, dignità, giustizia e libertà temi ancora profondamente attuali.
Grazie a gruppi come i Montelupo, il canto anarchico italiano continua a vivere, rinnovandosi attraverso nuove sonorità e nuovi ascoltatori.

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