La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
Qualcuno era comunista è una delle canzoni più iconiche di Giorgio Gaber, scritta insieme a Sandro Luporini nel 1991 e pubblicata nell'album dal vivo Il teatro canzone del 1992. Questo brano è una riflessione profonda, ma anche ironica e dolorosa, sul comunismo e sulle sue evoluzioni in Italia, soprattutto dopo la fine della Guerra Fredda e la crisi dei partiti comunisti in Europa.
Il brano esprime il significato profondo dell’ideale comunista, inteso come desiderio di cambiamento, spinta verso il nuovo e ricerca di una morale alternativa. Con ironia e amarezza, Gaber racconta come essere comunisti significasse, per molti, credere in un sogno di giustizia e solidarietà: una speranza concreta di trasformare la propria vita e quella degli altri, animati dalla forza e dall'entusiasmo verso un mondo migliore.
La canzone è anche un implicito omaggio a Enrico Berlinguer, figura simbolica di un comunismo etico e autentico, contrapposto a personaggi della politica contemporanea privi della stessa statura morale.
"Qualcuno era comunista perché Berlinguer era una brava persona.Qualcuno era comunista perché Andreotti non era una brava persona"
Il brano è attraversato da un forte senso di appartenenza e da un impulso collettivo al cambiamento, ma al tempo stesso lascia emergere una profonda disillusione nei confronti di una realtà politica e sociale incapace di mantenere le promesse di quell’utopia morale. Gaber evidenzia come “qualcuno era comunista perché sentiva la necessità di una morale diversa”, suggerendo che, per molti, il comunismo rappresentasse prima di tutto un bisogno interiore, un’esigenza etica più che una semplice adesione ideologica. Tra ironia e verità, il monologo si avvia verso una conclusione amara, con la metafora di un gabbiano che non tenta più di volare: un’immagine potente che rappresenta il sogno infranto e l’ideale ormai spento, soffocato da una società squallida e priva di slanci, dove non resta che cercare di sopravvivere.
"Sì, qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come, più di sé stesso. Era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall'altra, il senso di appartenenza a una razza, che voleva spiccare il volo, per cambiare veramente la vita. No, niente rimpianti. Forse anche allora molti, avevano aperto le ali, senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici. E ora? Anche ora, ci si sente come in due. Da una parte l'uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall'altra, il gabbiano senza più neanche l'intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito. Due miserie in un corpo solo"
●COVER
- 2012 Luciano Ligabue nell'album Per Gaber... io ci sono
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