Ornella Vanoni è stata una cantante, attrice e conduttrice televisiva italiana, ed è considerata una delle interpreti più importanti della musica nazionale. Ha iniziato la sua carriera negli anni Cinquanta e ha attraversato oltre sette decenni di attività. Celebre per la straordinaria versatilità, ha spaziato dalle canzoni della mala al pop d’autore, approfondendo anche la musica brasiliana grazie a prestigiose collaborazioni e lavorando con musicisti di rilievo dell’ambiente jazz. Nel corso della sua lunga carriera ha pubblicato più di cento lavori tra album, EP e raccolte, vendendo complessivamente oltre 65 milioni di dischi. Ha partecipato a numerose edizioni del Festival di Sanremo e ha ricevuto diversi riconoscimenti dal Club Tenco.
Nel dicembre del 1959 uscì il suo secondo EP, Le canzoni della malavita vol. 2, che comprendeva Hanno ammazzato il Mario, La zolfara, Ma mi e Le mantellate.
Alcuni di questi brani, appartenenti al repertorio delle cosiddette “canzoni della mala”, suscitarono inizialmente dubbi presso la censura radiotelevisiva, che li considerava troppo crudi o poco adatti alla diffusione.
Tuttavia, le interpretazioni di Vanoni caratterizzate da una timbrica vocale insolita e da uno stile espressivo originale catturarono subito l’attenzione del pubblico e della critica.
La zolfara, in particolare, era una reinterpretazione di un brano scritto da Michele L. Straniero e Fausto Amodei, inciso per la prima volta da Pietro Buttarelli nel 1958 nell’EP Cantacronache 1.
L’anno successivo Ornella Vanoni ripropose il brano, realizzandone una versione che divenne anch'essa molto apprezzata , contribuendo così a consolidare il suo ruolo di interprete.
Otto sono i minatori ammazzati a Gessolungo. Ora piangono, i signori e gli portano dei fiori.
“La Zolfara” di Michele Straniero racconta le tragiche condizioni dei minatori siciliani e prende come riferimento la miniera di Gessolungo, una delle più importanti e allo stesso tempo più segnate da sciagure della Valle dell’Imera, in provincia di Caltanissetta.
La canzone fa riferimento alla tragedia del 1958, quando un’esplosione di grisù provocò 14 vittime, ma si estende idealmente a tutta la lunga storia di incidenti che hanno caratterizzato quella miniera.
Tra questi, il più grave fu l’incidente del 1881: uno scoppio di grisù causò 65 morti, tra cui molti carusi, bambini e adolescenti costretti dalla miseria a lavorare sotto terra.
I carusi affrontavano condizioni estremamente dure: turni massacranti, carichi pesantissimi, violenze e privazioni.
Molti morirono nell’anonimato, diventando il simbolo dello sfruttamento minorile nel mondo dello zolfo.
Dopo la dimostrazione Gesù Cristo li ha chiamati, con la sua benedizione li ha raccolti fra i beati.
La durezza della vita degli zolfatari fu raccontata anche da Luigi Pirandello.
Nella novella Il fumo, l’autore descrive la valle delle zolfare come un ambiente infernale, fatto di fatiche estreme, sfruttamento economico e totale mancanza di tutela per i lavoratori.
In Ciàula scopre la luna, la figura del giovane caruso Ciàula rappresenta un’umanità schiacciata dalla miseria e dalla fatica, che trova un momento di meraviglia e liberazione nella visione della luna dopo una notte di lavoro in miniera.
La miniera di Gessolungo, attiva dal 1839, rimase in funzione per oltre un secolo, fino alla sua chiusura definitiva nel 1986.
La sua storia è oggi ricordata come una delle testimonianze più significative delle dure condizioni dei minatori siciliani e delle tante vite spezzate nel lavoro dello zolfo.
Nel 2007 La zolfara è stata nuovamente incisa dal gruppo Têtes de Bois all’interno dell’album Avanti Pop, che ha ottenuto la Targa Tenco nella sezione interpreti.
La zolfara non è soltanto una canzone: rappresenta un vero e proprio documento storico, una testimonianza cantata del dolore, della fatica e della dignità dei lavoratori siciliani. Grazie all’interpretazione intensa di Ornella Vanoni, il brano si trasforma in un racconto coinvolgente che unisce musica, denuncia sociale e memoria delle tragedie minerarie.

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