La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
La canzone "Povera vita mia" dei 99 Posse affronta temi legati al mondo del lavoro, alle morti bianche e ai contratti precari, riflettendo sulle difficoltà quotidiane dei lavoratori.
Il brano si ispira al "canto del potatore", una canzone che, purtroppo, non è documentata nei libri, ma è tramandata attraverso la tradizione orale e i ricordi d'infanzia di Meg (pseudonimo di Maria Di Donna, cantante del gruppo).
Il canto che Meg ricorda, le veniva cantato da un suo lontano parente, un uomo che aveva partecipato alle Quattro Giornate di Napoli come partigiano.
Il testo del canto "chi coglie e magna, chi se ne fa solo pochi acini, chi un'intera pigna" riflette sul concetto di sfruttamento dei lavoratori, rappresentando come la fatica dei lavoratori venga sfruttata e speculata da chi ha più potere, facendo emergere un tema di ingiustizia e disuguaglianza
"C'è l'affitto da pagare? Vai a lavorare, lì ti possono sfruttare, umiliare, sottopagare, cassaintegrare, ma non è che ti possono ammazzare, non è così, per dio, non è così che deve andare, ca**o, morire, ca**o morire per poco più di un milione non può capitare, ma non si sa come succede ogni giorno a ben tre persone e io sarei il pazzo! mille morti l'anno è una guerra per dio ed io sono un pazzo fottuto che con una guerra in corso vado ancora in giro disarmato, un pazzo, un pazzo fottuto "
Il testo descrive una realtà lavorativa caratterizzata da precarietà e sfruttamento, dove la dignità dei lavoratori è spesso negata da contratti che non offrono garanzie. In particolare, vengono criticati i contratti a chiamata e i Co.Co.Co, presentati inizialmente come una soluzione per incentivare le assunzioni, ma che si sono rivelati una trappola per i lavoratori, privandoli di diritti come ferie, malattia e tredicesima. Inoltre, la situazione è aggravata dal tragico dato delle morti sul lavoro, che evidenziano la pericolosità e l'insicurezza dei lavori precari, dove i lavoratori non hanno nemmeno il tempo o le risorse per curarsi o costruirsi un futuro.
"Quando uno che c'ha i soldi può avere tutto e uno che ne ha di meno non ha diritto nemmeno a un letto in un ospedale quando sta male e se vuol farsi curare deve pagare solo che coi soldi che gli danno quelli del lavoro interinale c'è l'affitto da pagare, il bambino da mantenere e cosa ca**o vuoi pagare un dottore quando non sai nemmeno se tra due mesi c' avrai ancora un fottuto lavoro perché il lavoro interinale non è altro che una prestazione occasionale di lavoro manuale non qualificato, esattamente il caso in cui il rischio d'incidente sul lavoro è quintuplicato e tutto questo non è capitato ma è stato pensato, progettato e realizzato dal padronato in combutta con l'apparato decisionale dello stato per il quale la vita di un proletario non vale non dico niente ma sicuramente non vale il costo di un'assunzione regolare con tanto di corso di formazione professionale; è evidente il disegno criminale o no? o sono io che sono pazzo?"
La canzone descrive il contrasto tra le decisioni prese dai poteri decisionali e la realtà dei lavoratori, mettendo in luce il disagio e la frustrazione di chi vive questa situazione.
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