venerdì, gennaio 09, 2004

Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena



L'eccidio delle Fonderie Riunite di Modena si verificò il 9 gennaio 1950, durante uno sciopero indetto dalla CGIL in risposta ai licenziamenti di oltre 500 operai da parte del proprietario, Adolfo Orsi. 
La polizia intervenne per fermare l'occupazione della fabbrica e aprì il fuoco sui manifestanti, causando la morte di sei operai e ferendone circa 200.
La protesta contro i licenziamenti mirati a escludere i lavoratori iscritti ai sindacati portò a una forte polarizzazione politica in Italia, evidenziando le crescenti tensioni tra il governo e i sindacati. 
Nonostante la condanna dell'uso eccessivo della forza, le conseguenze legali furono minime. 
Le sei vittime furono: Angelo Appiani: ucciso davanti alle Fonderie. Renzo Bersani: colpito mentre cercava di fuggire. Arturo Chiappelli: raggiunto dai proiettili vicino alla fabbrica. Ennio Garagnani: ucciso lontano dagli scontri. Roberto Rovatti: brutalmente percosso e finito con un colpo di pistola. Arturo Malagoli: colpito davanti a un passaggio a livello.
Ogni anno si tengono cerimonie commemorative per onorare le vittime e riflettere sulla lotta per i diritti dei lavoratori. 
Eventi simili di violenza contro i manifestanti erano già avvenuti in Calabria e in altre regioni italiane, evidenziando un clima di repressione e conflitto sociale.


Eccidio delle Fonderie Riunite di Modena 
https://it.m.wikipedia.org/wiki/Eccidio_delle_Fonderie_Riunite_di_Modena uccisione di sei manifestanti da parte della Polizia di Stato durante una manifestazione di protesta per il licenziamento di 500 operai


Wikiradio 
raccontato da Lorenzo Bertucelli





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