"Borghesia" è una canzone di Claudio Lolli del 1972, scritta e composta dallo stesso autore e pubblicata per la prima volta nell'album Aspettando Godot. La copertina del disco raffigura una banconota da cinquemila lire emessa tra il 1964 e il 1971, ma modificata: al posto dell'effigie di Cristoforo Colombo compare il volto di Lolli, sostituito anche nella didascalia da «C. Lolli» al posto di «C. Colombo». Perfino la scritta «CINQVEMILA» mostra le lettere «EMI» evidenziate in azzurro, un chiaro riferimento alla casa discografica.
Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia io non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.Godi quando gli anormali son trattati da criminali e chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e gli intellettuali.Ami ordine e disciplina, adori la tua Polizia tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Il brano è una critica radicale, aspra e al tempo stesso poetica, rivolta alla piccola borghesia italiana.
Lolli, cresciuto egli stesso in una famiglia piccolo-borghese, ha spesso rivolto a questa classe sociale le sue riflessioni più severe. Nel testo la borghesia viene descritta come ipocrita, chiusa e perbenista, impegnata a preservare un ordine rigido e pronta a difendere con discrezione e con meschinità i propri interessi economici e morali.
È un mondo sociale ritratto come soddisfatto delle disgrazie altrui, con un orizzonte culturale ristretto e legato a rituali rassicuranti, come l’assidua frequentazione della chiesa. Una religiosità di facciata, che si entusiasma per una nuova campana in parrocchia ma dimentica i valori cristiani più profondi. Lolli denuncia un’ipocrisia basata sull'apparire, sul “bello fuori”, incapace di confrontarsi con la sostanza dell’onestà interiore.
"Borghesia" è considerata una pietra miliare della canzone impegnata degli anni Settanta, opera di un cantautore-professore che ha rappresentato una voce lucida e critica del movimento politico e culturale di quegli anni. Si tratta di una delle sue canzoni più radicali: Lolli smonta uno dopo l’altro i valori della piccola borghesia, mettendone in evidenza rigidità, conformismo e doppia morale, con un linguaggio diretto, ironico e a tratti romanticamente disilluso.
Il brano risulta sorprendentemente attuale: l’Italia descritta da Lolli, desiderosa di “ordine e disciplina” e pronta a idealizzare le istituzioni finché non toccano interessi personali conti aziendali, rimborsi, bilanci fallimentari non è così lontana da quella contemporanea.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista oppure un figlio non commerciante, o peggio ancora uno comunista.Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto, sempre fissa lì a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto, sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa e sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.
Claudio Lolli, nato a Bologna nel 1950, è stato un cantautore e intellettuale impegnato, capace di raccontare con profondità temi sociali, politici ed esistenziali, gli stessi che affrontava quotidianamente nel suo lavoro di insegnante.
Le sue prime esperienze musicali risalgono ai primi anni Settanta, quando iniziò a esibirsi all'Osteria delle Dame di Bologna accompagnandosi con la chitarra.
Fu Francesco Guccini a introdurlo alla EMI Italiana, l’etichetta che pubblicò i suoi primi quattro LP tra il 1972 e il 1976.
Il suo esordio discografico, Aspettando Godot (1972), arrangiato da Marcello Minerbi, richiama le atmosfere di Guccini e Fabrizio De André, e in alcuni brani come Quello che mi resta e Quanto amore rimanda anche ai cantautori francesi degli anni Cinquanta.
Parallelamente alla carriera artistica, Lolli insegnava italiano e latino al liceo “Leonardo Da Vinci” di Casalecchio di Reno, dove era molto amato dagli studenti.
Nel corso di oltre trentanni di attività, Lolli ha inciso una ventina di album, affrontando non solo i temi politici della sua generazione, ma anche questioni esistenziali come nell'album Un uomo in crisi. Canzoni di morte. Canzoni di vita e temi sociali e culturali, tra cui spicca il celebre Ho visto anche degli zingari felici.
Oltre che cantautore, fu scrittore, poeta .
Tra i riconoscimenti ottenuti figurano il Premio Ciampi, il Premio Lunezia e la Targa Tenco.
Lolli si distingueva per un impegno comunista critico, indipendente dalla linea del PCI di Enrico Berlinguer.
Interpretava una sinistra radicale che rifiutava le ipocrisie della politica istituzionale e la crescente “normalizzazione” sociale, denunciando precarietà, oppressione del lavoro salariato e conformismo borghese.
Nella sua musica emergeva una forte critica al capitalismo e alla socialdemocrazia, con l’invito a una rivoluzione culturale e sociale che unisse amore e lotta, in vista di una società fondata sulla libertà e sulla giustizia.
Claudio Lolli è scomparso a Bologna il 17 agosto 2018, all'età di 68 anni.
Classe 1950, aveva vissuto il Sessantotto da giovane diciottenne e, dopo gli studi universitari e la laurea, aveva intrapreso la carriera nell'insegnamento, senza mai abbandonare la sua grande passione: la musica.

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