domenica, novembre 23, 2025

Italia d'oro - Pierangelo Bertoli


Italia d’Oro: Pierangelo Bertoli e la canzone che denunciava l’Italia degli anni ’90

La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
“Italia d’oro” è uno dei brani più emblematici di Pierangelo Bertoli, cantautore italiano noto per il suo impegno civile e sociale. Presentata al Festival di Sanremo 1992, la canzone si classificò al quarto posto, ma il suo vero valore va ben oltre la classifica: un pezzo profetico che denunciava la corruzione e le ingiustizie del nostro Paese, anticipando la stagione di Tangentopoli e dell’inchiesta Mani Pulite.
Tutto si perde in un suono di missili mentre altri spari risuonano già sopra alle strade viaggiate dai deboli la nostra guerra non si spegnerà.
E torneranno a parlarci di lacrime dei risultati della povertà delle tangenti e dei boss tutti liberi di un'altra bomba scoppiata in città.
La 42ª edizione del Festival si svolse al Teatro Ariston dal 26 al 29 febbraio 1992, sotto la conduzione di Pippo Baudo, affiancato da Alba Parietti, Brigitte Nielsen e Milly Carlucci. Tra i momenti più ricordati ci fu l’irruzione del cosiddetto “disturbatore seriale” Mario Appignani, noto come Cavallo Pazzo, che accusò il Festival di essere truccato.
A vincere fu Luca Barbarossa con Portami a ballare, mentre Bertoli si piazzò al quarto posto con Italia d’oro, un brano che colpì per la sua sincerità e denuncia sociale, anche se il pubblico sperava in un podio più alto. 
Non mancarono le controversie: una giovane cantante, Gladys Rossi, sostenne di aver cantato la stessa musica quattro mesi prima con un testo diverso, dal titolo Signora dell’anno. La questione fu chiarita: la canzone di Bertoli era regolarmente registrata alla SIAE, mentre il brano della Rossi no. Nonostante la polemica, Italia d’oro rimase in gara e confermò la forza del messaggio di Bertoli.
La canzone, scritta da Pierangelo Bertoli insieme a Marco Negri, affronta temi ancora oggi attuali: il contrasto tra un patriottismo spesso declamato e una realtà molto più amara, e la condizione della gente comune, troppo spesso schiacciata dal potere. 
Un’Italia d’oro e un’altra Italia nera: due facce dello stesso Paese.
Italia d'oro frutto del lavoro cinta dall'alloro,trovati una scusa tu se lo puoi.
Italia nera sotto la bandiera vecchia vivandiera,te ne sbatti di noi mangiati quel che vuoi fin quando lo potrai tanto non paghi mai.
Nel finale, Bertoli cita i primi due versi del “Canto degli Italiani”, creando un effetto ironico e amaro proprio di un’Italia gloriosa sulla carta, ma corrotta nella realtà.
Il testo non lascia spazio a compromessi: denuncia un sistema che premia i potenti e ignora i più deboli, e lo fa con la musica tipica da sagra paesana, con fisarmoniche e melodie genuine, capace di parlare al cuore del pubblico.
Nato a Sassuolo nel 1942, Pierangelo Bertoli è stato uno dei cantautori più autentici della scena italiana, noto per la sua capacità di raccontare verità scomode e storie di vita reale. 
Nel corso della sua carriera sviluppò una sensibilità unica, trasformando la musica in uno strumento di denuncia sociale e diventando un moderno “cantastorie” alla Pietro Gori.
Con brani come Italia d’oro, Bertoli affrontò temi come la disuguaglianza, la corruzione e la difesa dei diritti dei più deboli, senza mai piegarsi alle logiche del mercato musicale. 
La sua poesia, diretta e incisiva, resta attualissima anche a decenni di distanza.
Italia d’oro è molto più di una canzone presentata a Sanremo: è un grido di denuncia, un frammento importante della storia della musica italiana che continua a emozionare e a insegnare. 
Bertoli rimane un cantautore unico, un poeta e un visionario. 
Ogni suo ascolto ricorda che libertà e giustizia devono essere difese, e che la musica può essere un potente strumento per far riflettere e risvegliare le coscienze.


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