sabato, luglio 26, 2025

Rosso Colore-Pierangelo Bertoli


La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare. 
Tra le tante canzoni che hanno segnato la carriera di Pierangelo Bertoli, Rosso colore occupa un posto speciale. È un brano che racchiude in sé l’essenza dell’universo del cantautore emiliano: denuncia sociale, emozione autentica e narrazione personale che si fa collettiva. A distanza di decenni, questa canzone continua a parlare con forza al nostro presente. Rosso colore fa la sua prima apparizione nel 1974, nel debutto discografico di Bertoli. L’album, che contiene dodici tracce, include anche tre pezzi già pubblicati come singoli: Per dirti t’amo, L’autobus e Marcia d’amore. Tutti i brani sono firmati dallo stesso Bertoli, che negli anni successivi rielaborerà alcune canzoni in collaborazione con musicisti come Marco Dieci e Alfonso Borghi. Nel 1977, il brano viene riproposto nell'album Il centro del fiume, ma in una versione rinnovata che fonde tre tracce precedenti: Rosso, Rosso colore e Rosso colore dell’amore. Questa sintesi dà vita a una composizione unica, intensa e armoniosa, mantenendo il titolo Rosso colore. La parte musicale è di Borghi, mentre il testo resta quello originale di Bertoli. In questa nuova versione, si può ascoltare anche una voce femminile che accompagna Bertoli in un emozionante duetto. Sebbene non sia accreditata ufficialmente, la cantante è Caterina Caselli, la cui presenza, discreta ma inconfondibile, aggiunge una profondità emotiva ulteriore a un brano già di per sé struggente. 
Noi ci unimmo e poi scendemmo per le strade per lottare, per respingere l'attacco del padrone; arrivati da lontano, poliziotti e celerini caricarono le donne col bastone; respingemmo i loro attacchi con la forza popolare, ma, convinti da corrotti delegati, ci facemmo intrappolare da discorsi vuoti e falsi, e da quelli che eran stati comperati.
La struttura della canzone è quella di una lettera: un lavoratore emigrato scrive a un amico rimasto in Italia, raccontandogli le ragioni che lo hanno spinto ad abbandonare il suo paese. Le sue parole sono amare e lucide, raccontano di una fabbrica che ha chiuso, delle lotte operaie soffocate, dei sindacalisti corrotti. Ma non si tratta solo di una storia personale: è il ritratto di un’intera generazione di lavoratori sradicati, senza voce, dimenticati. Il cuore del brano è una critica feroce e sofferta a un sistema economico ingiusto: da una parte il padrone, che ama solo il denaro, dall'altra il lavoratore, che crede in valori opposti  solidarietà, comunità, dignità. Questa contrapposizione diventa una riflessione profonda su cosa significhi davvero giustizia sociale. 
E mi viene da pensare che la lotta col padrone è una lotta tra l'amore e l'egoismo, è una lotta con il ricco, che non ama che i suoi soldi, ed il popolo che vuole l'altruismo; e non contan le parole che si possono inventare, se ti guardi intorno scopri il loro giuoco: con la bocca ti raccontano che vogliono il tuo bene, con le mani ti regalan ferro e fuoco.
Il rosso del titolo non è solo un colore: è simbolo. È l’amore, ma anche il sangue versato nelle lotte operaie. È la passione di chi non si arrende, la speranza di un riscatto. È il rosso delle bandiere socialiste, ma anche quello della nostalgia per la propria terra, per una vita più giusta. Rosso colore è una ballata che unisce sentimento e denuncia. Parla di emigrazione forzata, precarietà lavorativa, repressione del dissenso, ma lo fa con una voce umana, vicina, autentica. La voce di chi ha vissuto sulla propria pelle certe ingiustizie. Ancora oggi, ascoltare Rosso colore significa entrare in contatto con una realtà spesso ignorata. E questa è la forza del miglior cantautorato italiano degli anni Settanta: raccontare storie vere, con parole semplici ma potenti, capaci di attraversare il tempo. Pierangelo Bertoli, con la sua voce schietta e diretta, ha dato voce agli ultimi.



martedì, gennaio 14, 2025

L'uomo nel lampo - Paolo Jannacci e Stefano Massini



La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare. L'uomo nel lampo è un brano musicale realizzato da Paolo Jannacci (musicista, compositore, arrangiatore e figlio del celebre cantautore Enzo Jannacci) e Stefano Massini (scrittore, drammaturgo e attore teatrale), presentato al Festival di Sanremo 2024 come parte delle esibizioni fuori concorso.La canzone affronta il tema delle morti sul lavoro, un argomento spesso trascurato, mettendo in luce l'importanza della dignità e dei diritti dei lavoratori. 

Che il lavoro porta sotto terra e l'operaio muore come in guerra. Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai io, che la battuta non mi mancava mai,quando mi dicono: "la fabbrica è una miniera". No, piuttosto è una galera perché loro si fanno l'ora d'aria e pure noi, nel senso che saltiamo in aria...E nelle fiamme di 6 metri e via..Passi da uomo a fotografia.

Stefano Massini descrive "L'uomo nel lampo" come un dialogo in musica che narra la storia di un padre morto giovane a causa di un incidente sul lavoro, che lascia suo figlio, un bambino piccolo. Il testo si sviluppa come un dialogo tra il padre e il figlio, con il padre che, come un fantasma, si rivolge al bambino dicendo: “Sono il papà che non hai mai conosciuto”. Il "lampo" simboleggia l'esplosione improvvisa che ha causato la sua morte. L'identità dell'uomo non viene specificata, poiché rappresenta simbolicamente tutti coloro che subiscono lo stesso destino. 

Da questa foto mi guardo intorno e non ho smesso un solo giorno in silenzio fotografato e muto di dirti:"ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto"

La canzone è un dialogo musicale che denuncia l'indifferenza verso queste morti sul lavoro, che ormai non fanno più notizia, in un contesto in cui i diritti dei lavoratori sono spesso ignorati, ricordando che ogni giorno 4 lavoratori perdono la vita in incidenti sul lavoro.


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