giovedì, dicembre 11, 2025

Don Gallo - Cisco



“Don Gallo” di Cisco: significato, storia e omaggio al “prete di strada”

La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
La canzone “Don Gallo” è stata pubblicata nel 2019 dal musicista cantautore italiano Cisco
Stefano “Cisco” Bellotti, voce storica dei Modena City Ramblers, deve il suo soprannome a una maglietta di “San Francisco” talmente logorata da lasciare leggibile solo la parte finale. 
Fin da bambino fu attratto dalla musica: da una parte i cantautori italiani Guccini, De André, Dalla, Vecchioni, Jannacci dall’altra il rock ascoltato in famiglia, dai Beatles ai Pink Floyd.
La scoperta dei Pogues rappresentò la svolta: quel folk irlandese energico e punk lo spinse ad approfondire tradizioni musicali irlandesi, balcaniche, latine e ad avvicinarsi a Bob Dylan.
Nel suo immaginario hanno avuto un ruolo importante anche le storie di famiglia legate alla Resistenza e le radici contadine.
L’ingresso nei Modena City Ramblers avvenne quasi per caso nel 1992, quando salì sul palco del Kalinka di Carpi, alticcio, per cantare alcuni brani irlandesi e da quel momento divenne la voce del gruppo.
Nel 2005 lasciò i Modena City Ramblers per motivi personali e intraprese la carriera solista. Pubblicò: La lunga notte (2006), Il mulo (2008), Fuori i secondi (2012), Matrimoni e funerali (2015), I dinosauri (2016, con Cottica e Rubbiani), Indiani & Cowboy (2019).
Proprio in questo ultimo album compare il brano dedicato a Don Andrea Gallo, scritto sei anni dopo la sua scomparsa: un tributo affettuoso a una figura che, nella realtà civile e spirituale italiana, ha saputo incarnare coraggio, solidarietà e una resistenza instancabile contro ogni forma di ingiustizia.
Nel pezzo, Cisco celebra Don Gallo come il “prete di strada” per eccellenza: un uomo che dedicò la vita agli emarginati, ai poveri, a chi non aveva voce.
La sua opera pastorale, spesso in contrasto con le gerarchie ecclesiastiche, si intrecciò con battaglie civili a favore della pace, della legalizzazione delle droghe leggere e dei diritti LGBTQ+.
Nel  2006 Don Gallo ha partecipato al brano La lunga notte, contenuto nell’omonimo album di Cisco dove pronuncia alcuni passi di un discorso del subcomandante Marcos,  a testimonianza di una sintonia profonda e di un impegno sociale condiviso.
Nato nel 1928, Don Andrea Gallo attraversò quasi un secolo di storia italiana mantenendo sempre una posizione scomoda, perché radicalmente schierata dalla parte degli ultimi.
Da giovane partecipò alla Resistenza e, dopo l’ingresso nei salesiani, trascorse periodi di formazione tra Italia e Brasile.
Ordinato sacerdote nel 1959, si dedicò ai ragazzi difficili e ai minori detenuti, privilegiando metodi educativi fondati su fiducia e responsabilità.
Le sue posizioni aperte e il sostegno costante agli emarginati provocarono numerosi attriti con la Chiesa ufficiale.
Nel 1970, dopo un’omelia in cui denunciava l’ipocrisia diffusa sul tema delle droghe, fu allontanato dalla parrocchia e fondò la Comunità di San Benedetto al Porto di Genova.
Da allora, e per oltre quarant’anni, quel luogo divenne un rifugio per poveri, tossicodipendenti, migranti e persone senza casa.
Parallelamente, Gallo prese parte a manifestazioni, iniziative culturali, collaborazioni con artisti e scrittori, diventando un punto di riferimento per migliaia di giovani e attivisti.
Non nascose mai la sua simpatia per alcune idee sociali del comunismo e di Marx, che considerava compatibili con il messaggio evangelico.
Morì nel 2013, lasciando un’eredità fatta di accoglienza, libertà e impegno civile.
Celebre resta una sua frase:

«I miei vangeli non sono quattro… Noi seguiamo da anni e anni il vangelo secondo Fabrizio De André, un cammino cioè in direzione ostinata e contraria. E possiamo confermarlo: dai diamanti non nasce niente, dal letame sbocciano i fiori.»

Il rapporto tra Don Gallo e Fabrizio De André fu un’amicizia profonda, alimentata dal comune desiderio di giustizia, da una sensibilità e da una visione della vita come incontro, senza pregiudizi.
Basti ricordare la celebre battuta di Faber:

«Caro Andrea, ti sono amico perché sei l’unico prete che non mi vuole mandare in paradiso per forza.»

Quando si parla di Don Gallo e Genova, è inevitabile non ricordare il G8 del 2001. 
Don Gallo prese parte alle proteste e, in diretta televisiva, definì l’attacco al corteo pacifico del 20 luglio una vera e propria “imboscata”, preparata per provocare disordini e legittimare la successiva repressione. 
Da sostenitore convinto del movimento no-global, non esitò a rivolgere parole dure ai leader del summit:

«Signori del G8, non vi sembra una cinica pretesa quella di venirci a dire ancora una volta che l’unico mondo possibile è il vostro?»

Con “Don Gallo”, Cisco firma un omaggio sincero e potente a un uomo che ha lasciato un segno profondo nella coscienza collettiva ed è un invito a continuare un percorso fatto di accoglienza, diritti, coraggio e libertà.


Ascolta su Spotify

lunedì, dicembre 08, 2025

Risoluzione dei Comunardi – Paolo Pietrangeli


Risoluzione dei Comunardi – Paolo Pietrangeli: storia, origine e significato della canzone del 1969

La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
“Risoluzione dei Comunardi” è una canzone di protesta composta da Paolo Pietrangeli nel 1969, nota anche con il titolo “Dato che (Risoluzione dei comunardi)” per la sua struttura in strofe introdotte dalla formula “Dato che…”.
Il brano fu pubblicato nel primo album del cantautore, Mio caro padrone domani ti sparo, uscito nel 1970 per l’etichetta I Dischi del Sole.
Nata negli anni della contestazione studentesca e operaia, la canzone si colloca all’interno della produzione più militante di Pietrangeli, accanto a brani simbolo come Contessa e Valle Giulia.
La canzone è un viaggio nel tempo fino alla Comune di Parigi del 1871, un’esperienza rivoluzionaria breve ma intensa che durò poco più di due mesi, dal 18 marzo al 28 maggio.
Dato che non può riuscirvi mai, un salario buono, di pagarcelo, d'ora in poi le fabbriche noi le guideremo, dato che a noi bastano, mentre, con voi, no.
La Comune era composta da rappresentanti eletti nei quartieri popolari, molti dei quali operai, artigiani, giornalisti e attivisti. Introdusse misure straordinariamente avanzate per l’epoca: affidò le fabbriche abbandonate alle cooperative operaie, sospese il pagamento degli affitti, abolì il lavoro notturno nei panifici e impose un salario massimo per i funzionari comunali. 
Stabilì inoltre la separazione tra Stato e Chiesa, promosse un’istruzione gratuita e laica, rese elettivi e revocabili ufficiali e funzionari pubblici, incoraggiò forme di autogestione municipale e vide un ruolo particolarmente attivo delle donne, tra cui spiccava Louise Michel. 
Tra le proposte più radicali vi erano anche la parità salariale e il riconoscimento delle unioni libere.
Il governo di Versailles decise però di schiacciare la rivolta: tra il 21 e il 28 maggio 1871, le truppe governative entrarono a Parigi e repressero la Comune con estrema violenza, causando tra i 20.000 e i 30.000 morti e deportando o imprigionando migliaia di comunardi. 
Karl Marx considerò la Comune il primo esempio storico di proletari organizzati come classe dominante, e molti movimenti socialisti e anarchici del XX secolo la considerarono un modello o un mito fondativo. 
La Comune è oggi considerata una delle più importanti rivoluzioni sociali dell’Ottocento e un riferimento storico per il movimento socialista e operaio.
Le parole cantate da Pietrangeli sono tratte dalla poesia di Bertolt Brecht, Resolution der Kommunarden, composta durante l’esilio danese negli anni Trenta e inizialmente intitolata semplicemente Resolution. 
Brecht la inserì anche nel dramma Die Tage der Kommune (“I giorni della Comune”), mentre la versione definitiva apparve nella raccolta Hundert Gedichte del 1951.
Bertolt Brecht, tra i maggiori poeti e drammaturghi del Novecento, sviluppò una poetica segnata dagli eventi bellici del suo tempo. 
La sua produzione privilegiava uno stile diretto e privo di ornamenti, basato su un linguaggio accessibile e immagini incisive: l’obiettivo non era la ricerca dell’eleganza formale, ma la trasmissione chiara delle idee.
 Tra i temi centrali delle sue opere ricorrono la giustizia sociale, la lotta di classe e la condizione umana.
Dato che voi ora minacciate con cannoni e con fucili, noi decretiamo: d'ora in poi, da bestie vivere peggio che morire è. Dato che ai governi, che promettono sempre e tanto, non si crede più, decretiamo dunque che con queste mani una vita vera ci si costruirà. Dato che il cannone lo intendete, e che ad ogni altra lingua siete sordi, sì, contro di voi, ora, quei cannoni, noi si volterà.
La versione italiana su cui si basa Pietrangeli è la traduzione di Ruth Leiser e Franco Fortini, pubblicata nel 1961 nel volume B. Brecht, Poesie e canzoni della collana «Universale Einaudi». 
Nel dramma teatrale brechtiano le musiche erano di Hanns Eisler, ma per adattare autonomamente il testo italiano alla forma canzone, Pietrangeli compose una melodia nuova.
Il testo di Brecht, nella versione cantata da Pietrangeli, esprime la determinazione dei comunardi nel difendere i propri ideali: il rifiuto delle leggi ingiuste, la denuncia della fame e dello sfruttamento, la rivendicazione della casa e della dignità, fino all’affermazione del diritto a guidare le fabbriche e costruirsi un futuro autentico con le proprie mani.
La canzone si configura così come un omaggio alla Comune di Parigi, prima esperienza storica di governo proletario, e come un richiamo alla continuità delle lotte per l’emancipazione sociale.

Ascolta su Spotify