La musica può fare riflettere, sognare,capire e ricordare.
"La canzone di Carlo" della band aretina Casa del Vento è un brano dedicato a Carlo Giuliani, il giovane manifestante ucciso il 20 luglio 2001 in Piazza Alimonda, durante le proteste contro il G8 di Genova.
La canzone racconta la sua storia attraverso l’impegno civile e la lotta per la giustizia sociale che si è respirata in quei giorni a Genova. Carlo viene ritratto come un simbolo di chi scende in piazza animato da ideali profondi, pronto a sfidare le difficoltà e la repressione pur di credere in un cambiamento possibile. Con un tono carico di speranza e dignità, "La canzone di Carlo" invita a non dimenticare e a continuare a credere nella forza delle idee e nella solidarietà di chi resiste all'oppressione.
Il brano è al tempo stesso un tributo alla memoria individuale e collettiva: accanto alla vicenda personale di Carlo, vengono evocati episodi storici di resistenza, in particolare le lotte operaie degli anni ’60, creando un ponte tra generazioni di attivismo."Sapevi che già nel '60 in piazza i camalli ad urlare difesero la resistenza da chi la voleva schiacciare"
Il camallo, termine genovese di origine araba, indica lo scaricatore di porto, ovvero il facchino che lavora sulle navi nel porto di Genova.
Il 30 giugno 1960 Genova fu teatro di una delle più importanti mobilitazioni popolari del dopoguerra: una serie di scontri scoppiati durante una manifestazione indetta dalla Camera del Lavoro e sostenuta dall'opposizione di sinistra. La protesta era diretta contro la decisione di tenere a Genova città decorata con la Medaglia d’Oro della Resistenza e simbolo dell’insurrezione partigiana del 25 aprile il sesto congresso del Movimento Sociale Italiano (MSI), partito di ispirazione neofascista.
La convocazione del congresso suscitò profonda indignazione in una città che aveva vissuto in prima linea la lotta contro il fascismo. Ma la protesta ebbe anche un significato politico più ampio: fu un modo per contestare il governo Tambroni, che in quel momento reggeva il potere proprio grazie all'appoggio parlamentare del MSI. Il 28 giugno, due giorni prima degli scontri, fu organizzata una manifestazione durante la quale Sandro Pertini, figura di spicco della Resistenza e futuro Presidente della Repubblica, espresse con forza la sua contrarietà allo svolgimento del congresso neofascista nella città ligure, affermando:
"...Oggi le provocazioni fasciste sono possibili e sono protette perché in seguito al baratto di quei 24 voti, i fascisti sono nuovamente al governo, si sentono partito di governo, si sentono nuovamente sfiorati dalla gloria del potere, mentre nessuno tra i responsabili, mostra di ricordare che se non vi fosse stata la lotta di Liberazione, l'Italia, prostrata, venduta, soggetta all'invasione, patirebbe ancora oggi delle conseguenze di una guerra infame e di una sconfitta senza attenuanti, mentre fu proprio la Resistenza a recuperare al Paese una posizione dignitosa e libera tra le nazioni.Il senso, il movente, le aspirazioni che ci spinsero alla lotta, non furono certamente la vendetta e il rancore di cui vanno cianciando i miserabili prosecutori della tradizione fascista, furono proprio il desiderio di ridare dignità alla Patria, di risollevarla dal baratro, restituendo ai cittadini la libertà. Ecco perché i partigiani, i patrioti genovesi, sospinti dalla memoria dei morti sono scesi in Piazza: sono scesi a rivendicare i valori della Resistenza, a difendere la Resistenza contro ogni oltraggio, sono scesi perché non vogliono che la loro città, medaglia d'oro della Resistenza, subisca l'oltraggio del neofascismo.Ai giovani, studenti e operai, va il nostro plauso per l'entusiasmo, la fierezza., il coraggio che hanno dimostrato. Finché esisterà una gioventù come questa nulla sarà perduto in Italia.Noi anziani ci riconosciamo in questi giovani. Alla loro età affrontavamo, qui nella nostra Liguria, le squadracce fasciste. E non vogliamo tradire, di questa fiera gioventù, le ansie, le speranze, il domani, perché tradiremmo noi stessi. Così, ancora una volta, siamo preparati alla lotta, pronti ad affrontarla con l'entusiasmo, la volontà la fede di sempre.Qui vi sono uomini di ogni fede politica e di ogni ceto sociale, spesso tra loro in contrasto, come peraltro vuole la democrazia. Ma questi uomini hanno saputo oggi, e sapranno domani, superare tutte le differenziazioni politiche per unirsi come quando l'8 settembre la Patria chiamò a raccolta i figli minori, perché la riscattassero dall'infamia fascista.A voi che ci guardate con ostilità, nulla dicono queste spontanee manifestazioni di popolo? Nulla vi dice questa improvvisa ricostituita unità delle forze della Resistenza?Essa costituisce la più valida diga contro le forze della reazione, contro ogni avventura fascista e rappresenta un monito severo per tutti. Non vi riuscì il fascismo, non vi riuscirono i nazisti, non ci riuscirete voi. Noi, in questa rinnovata unità, siamo decisi a difendere la Resistenza, ad impedire che ad essa si rechi oltraggio.Questo lo consideriamo un nostro preciso dovere: per la pace dei nostri morti, e per l'avvenire dei nostri vivi, lo compiremo fino in fondo, costi quello che costi." (Discorso completo)
Le giornate di Genova del giugno 1960 furono l’inizio di una vasta ondata di proteste popolari in tutta Italia, che portarono infine alla caduta del governo Tambroni. I camalli, insieme a studenti, partigiani e lavoratori, furono tra i protagonisti di quelle giornate, riaffermando con forza i valori dell’antifascismo e della democrazia.
"Carlo aveva vent’anni decise di andare a marciare credeva in un mondo più giusto tra uomini che sanno sognare quel giorno eravamo in tanti e il tempo di disobbedire un grido di sopravvivenza un mondo da ricostruire"
Il proiettile sparato dalla pistola del carabiniere Mario Placanica lo colpisce in faccia, sullo zigomo sinistro. Carlo cade a terra. Il defender dei carabinieri passa due volte sopra il suo corpo , prima in retromarcia e poi in avanti, e si allontana. La piazza viene occupata dalle forze dell’ordine e il corpo di Carlo circondato. Un sasso appare vicino alla testa di Carlo. Arriva l’ambulanza , Carlo Giuliani è già morto. L’autopsia ha rilevato una ferita lacero-contusa sulla fronte, per la quale non è mai stata fornita una spiegazione ufficiale convincente. Le fotografie scattate dalla polizia scientifica mostrano chiaramente questa lesione, insieme all'integrità del passamontagna nella zona frontale un dettaglio che ha sollevato forti dubbi sulla ricostruzione ufficiale dei fatti. Secondo alcune ipotesi, la scena del ritrovamento potrebbe essere stata manipolata: in particolare, si sospetta che il sasso insanguinato trovato accanto al corpo di Carlo sia stato spostato ad arte per avvalorare la tesi di un colpo ricevuto da un manifestante.Una perizia disposta dalla magistratura concluse che il proiettile sparato dal carabiniere Mario Placanica avesse colpito un sasso, deviando la traiettoria verso l’alto e non mirando direttamente a Carlo Giuliani. Questa ricostruzione è stata da subito contestata dalla famiglia Giuliani, che sostiene invece che il colpo sia stato esploso ad altezza uomo e diretto intenzionalmente verso la vittima. Documentari e indagini indipendenti promossi dalla famiglia hanno sollevato dubbi anche sull'effettiva identificazione del carabiniere autore dello sparo, mettendo in discussione l’intera versione ufficiale. Dopo essere stato colpito, Carlo fu investito dalla jeep dei carabinieri. I militari a bordo dichiararono di non essersi accorti della sua presenza a terra, ma questa versione è stata giudicata poco credibile dai familiari e da diversi testimoni presenti sul posto.Il Comitato Piazza Carlo Giuliani, nato per fare luce sull'accaduto, ha denunciato nel tempo numerose omissioni, depistaggi e presunte manipolazioni nelle indagini ufficiali. Il comitato ha inoltre raccolto materiale fotografico, testimonianze e analisi che supportano ricostruzioni alternative dei fatti.
"Ma i colpi di quei manganelli non fanno morire le idee il fiore della ribellione tagliato dagli uomini neri buttato e lasciato per terra il vento l’ha portato via ma il fiore della ribellione ha un seme che è volato via e in qualche altra splendida terra un giorno rifiorirà "
Casa del Vento ha scritto questa canzone subito dopo i fatti di Genova per commemorare Carlo Giuliani e denunciare la repressione delle proteste al G8. La canzone si lega a un contesto di impegno politico e sociale della band, spesso impegnata in tematiche pacifiste, ambientaliste e sociali.
La canzone fa parte dell’ EP “Genova Chiama” del 2002. La canzone di Carlo è inserita anche nell’album Pane e rose che sarà pubblicato pochi mesi dopo.
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