venerdì, aprile 20, 2007

Celia de la Serna - Roberto Vecchioni



“Celia de la Serna” cantata da Roberto Vecchioni racconta di una madre, immersa nei ricordi, nelle sensazioni condivise con il suo bambino, che divenne uomo guerrigliero,scrittore,romantico,politico, viaggiatore : Ernesto Guevara.

Non scrivi più, e non ti sento più,so quel che fai e un po' ho paura, sai.
Son senza sole le strade di Rosario,fa male al cuoreavere un figlio straordinario:a saperti là sono orgogliosa e sola,ma dimenticarti... è una parola...
Bambino mio, chicco di sale,sei sempre stato un po' speciale,col tuo pallone, nero di lividi e di botte,e quella tosse, amore,che non passava mai la notte;e scamiciato,davanti al fiume ore e ore,chiudendo gli occhi,appeso al cuore.
O madre, madre,che infinito, immenso cielo sarebbe il mondo se assomigliasse a te! Uomini e sogni come le tue parole,la terra e il grano come i capelli tuoi.
Tu sei il mio canto,la mia memoria,non c'è nient'altro nella mia storia;a volte, sai, mi sembra di sentire la "poderosa" accesa nel cortile:e guardo fuori: "Fuser, Fuser è ritornato!",e guardo fuori, e c'è solo il prato.
O madre, madre,se sapessi che dolore!
Non è quel mondo che mi cantavi tu:tu guarda fuori,tu guarda fuori sempre,e spera sempre di non vedermi mai;sarò quel figlio che ami veramente,soltanto e solo finché non mi vedrai.


Il testo è incentrato sulla vita del Che, dallo sport praticato da giovane vale a dire il rugby (col tuo pallone, nero di lividi e di botte), all’asma che lo ha accompagnato per tutta la vita,(quella tosse, amore,che non passava mai la notte),non dimenticando la moto Norton 500 del suo viaggio con Alberto Granado (la "poderosa" accesa nel cortile), e soprattutto il soprannome da giocatore di rugby , abbreviazione di Furibondo della Serna (Fuser, Fuser è ritornato!).


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